C’erano una volta tre bambini speciali, che sognavano di vivere un’avventura. Si chiamavano Vittoria, Diletta e Giulio ed erano fratelli. Amavano divertirsi insieme e inventare storie in cui, da perfetti supereroi, salvavano il mondo. Giulio era il più piccolo. Aveva tre mesi e adorava ascoltare le sorelline, lasciarsi sbaciucchiare e regalare teneri sorrisi, che evidenziavano le sue guanciotte paffutelle.
I tre fratellini, però, non sapevano di essere destinati davvero ad una grande missione. Lo avrebbero scoperto molto presto. Era la sera della vigilia di Natale e, con la loro mamma, si divertivano a preparare dolci a volontà, immergendo le manine nel cioccolato, annusando la cannella e lo zucchero a velo e mangiando qualche caramella colorata sparsa qua e là.
Nella loro casa si respirava aria di festa e un abete alto e pieno di palline scintillanti sorvegliava gelosamente i misteriosi regali che la famiglia avrebbe scartato la mattina seguente.
Dopo aver sistemato le ultime decorazioni, i bambini andarono a letto promettendosi che quel Natale sarebbe stato speciale, nonostante l’atmosfera un po’ triste che si respirava in quel periodo. Purtroppo un pericoloso virus circolava nell’aria e, per evitare il contagio, era permesso uscire solo in caso di vera necessità.
Per questo motivo, i bambini soffrivano molto, perché non potevano incontrare gli amici e passare con loro momenti di spensieratezza e di sano divertimento.
Tuttavia, Vittoria, Diletta e Giulio si sentivano fortunati perché, insieme, erano sicuri di passare un bellissimo Natale. Volevano, però, che anche tutti gli altri bambini potessero essere felici come loro. Con questo desiderio nell’animo, i tre fratellini, dopo essersi infilati sotto le coperte, si addormentarono nello stesso momento.
“Vittoria, Giulio, Diletta! Mi sentite? Ho bisogno di voi! C’è un problema urgente da risolvere! Aprite la porta! Ci sarà qualcuno ad aspettarvi!“.
I bambini si svegliarono di soprassalto! Di chi poteva essere quella voce? Chi stava chiedendo il loro aiuto? Istintivamente Vittoria accese la luce e, osservando stupita i suoi fratellini, disse loro: “Diletta! Come sei vestita! E tu, Giulio? Chi ti ha conciato così?“
“Vittoria, quanto sei bella!“, le rispose la sorellina, mentre Giulio rideva e batteva le manine.
Le sorelline allora si avvicinarono allo specchio e videro riflesse due fatine in abiti natalizi. Avevano dei cappellini rossi, decorati con stelline dorate, e dei vestitini di soffice lana di colore verde smeraldo. Notarono anche di possedere delle ali e, non appena le agitarono, cominciarono a sollevarsi in aria.
Giulio poi, era il folletto più tenero che avessero mai visto. Indossava una tutina rossa con dei pois bianchi e portava in testa un cappellino a strisce verdi e rosse. Anche lui aveva delle piccole ali.
“Non ci posso credere Vittoria! Chissà perché siamo vestiti così! Stanotte una voce ha invocato il nostro aiuto!“, disse Diletta alla sorellina.
“Sì Diletta, anch’io l’ho sentita, ma non so se dobbiamo ascoltarla! Potrebbe essere pericoloso!“
“Ma dai Vittoria, quando ci ricapiterà un’avventura simile?”.
All’improvviso si udì un suono simile al tintinnio di mille campanellini. Le sorelline si affacciarono alla finestra e videro una creaturina scintillante, con accanto a sé un sacco gigantesco stretto da un nastro dorato così brillante da risultare visibile anche da lontano.
“Vittoria, ascoltami, andiamo a vedere chi è. Ci sarà un motivo se siamo stati chiamati giusto noi tre e indossiamo questi vestiti!“
“Diletta, dobbiamo stare attente! Non so se possiamo fidarci! E se ci facesse del male?“.
Intanto il tintinnio diventava sempre più forte e insistente; di lì a poco avrebbe svegliato i loro genitori. Allora Diletta prese la manina di Giulio e incitò la sorella a seguirla. Tutti e tre si precipitarono fuori e trovarono un piccolo elfo dalle orecchie appuntite, simile a quelli disegnati sui loro libri di fiabe.
Indossava dei pantaloncini rossi, un maglioncino verde smeraldo e un cappellino dorato. Le sue ali, però, erano la cosa più bella che avessero mai visto. Erano fatte di tantissimi diamantini, uniti assieme, e contornate da campanellini dorati, che risuonavano ad ogni minimo movimento o soffio d’aria.
“Finalmente! Non ce la facevo più ad aspettare! Vittoria, Diletta, Giulio! Babbo Natale ha bisogno di voi!“, disse loro la magica creatura.
“Come conosci i nostri nomi? Cosa dovremmo fare?“, gli risposero Vittoria e Diletta all’unisono, mentre Giulio si stava avvicinando all’elfo per toccargli le ali.
“Gli elfi conoscono i nomi di tutti i bambini, da quando vengono al mondo. Ma ora, non perdiamoci in chiacchiere! Babbo Natale ha un brutto raffreddore e le renne non possono volare senza di lui. Perciò saremo noi a distribuire questi regali a tutti i bambini della città! Abbiamo pochissimo tempo! Sono quasi le due!“.
“Ma perché chiedete aiuto proprio a noi?“, domandò Vittoria.
“Perché ieri Babbo Natale ha ascoltato il desiderio che avete espresso e ha deciso che avreste dovuto compiere voi questa impresa. Lo spirito del Natale è nei vostri animi”. “Dai sorellina, aiutiamolo! Volevamo o no una vera missione? Ecco, ora ce l’abbiamo!”, disse Diletta a sua sorella.
Vittoria la ascoltò e, prendendola per mano, rispose: “D’accordo. Questo Natale dovrà essere speciale per tutti“.
“Allora mettiamoci all’opera! Vittoria, Diletta, prendete dei regali. Giulio, aiuta le tue sorelline! Ora agitate le ali e volate come me! Seguitemi!“, disse l’elfo ai bambini. Vittoria si sollevò in aria tenendo per mano Giulio, che aveva delle ali ancora troppo piccole per mantenersi in equilibrio. Diletta li raggiunse, dopo aver preso una bambola di pezza dall’enorme sacco dei regali. Insieme volarono sulla città, osservandola brillare dall’alto, e si emozionarono all’idea di poter rendere felici tante famiglie.
Per magia comparvero sui loro visi delle mascherine bianche, morbide come zucchero filato, che li avrebbero protetti dal virus. I bambini, seguendo il loro magico amico, entrarono in ogni singola casa senza farsi vedere, passando attraverso porte e finestre.
Lasciarono tantissimi regali, come macchinine, libri, pupazzetti, vestiti e bambole. Su di essi fecero cadere un po’ della polverina dorata che ricopriva le loro ali e che avrebbe permesso a quei doni di spargere intorno a sé la magia del Natale.
L’elfo, alla fine dell’impresa, li riaccompagnò a casa e disse loro:
“Bambini siete stati fantastici! Il Natale non sarebbe stato lo stesso senza di voi! Mi raccomando domani guardate sotto al letto!“.
Poi la creaturina magica volò via e assieme a lui scomparvero anche i vestiti che i bambini indossavano e che furono subito sostituiti dai loro pigiami. Felici per l’avventura appena vissuta, i tre fratellini si abbracciarono e tornarono a letto, cercando di non fare troppo rumore.
La mattina seguente, al loro risveglio, ricordarono ciò che aveva detto il piccolo elfo. Vittoria e Diletta osservarono sotto al proprio letto e trovarono una pergamena legata con un nastrino in velluto rosso. La aprirono e lessero:
“Complimenti. Sei diventata un’aiutante di Babbo Natale“.
Dopo aver letto la frase, comparvero dei ciondoli dorati a forma di ala di fata, che le bambine misero subito al collo, appendendoli a delle catenine. Anche il loro bel fratellino ricevette la sua pergamena. Però, al posto del ciondolo, gli cadde sulle gambine un folletto di peluche, sorridente e tenero proprio come lui.
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Ascolta la fiaba letta da Mariarosa Grieco.
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Vittoria Starace
Dottoressa in Filologia, letterature e storia dell’antichità.
Mariarosa Grieco
Speaker per passione