Animali
Gennaio sta quasi volgendo al termine… il freddo diventa sempre più pungente e bisogna coprirsi davvero bene! Voi conoscete il significato de i giorni della merla?
Molto diffuso soprattutto al nord Italia, questo famoso detto “i giorni della merla” non ha ovviamente delle basi scientifiche ma nasce da diverse storie e leggende popolari, con leggere differenze di localizzazione e trama.
Noi vi racconteremo la nostra personale versione della storia, perfetta da leggere ai bambini in questi giorni, abbinandoci poi un craft a tema. Scopriamo insieme perché gli ultimi giorni di gennaio, i più freddi dell’anno, sono chiamati “giorni della merla”.
LA NOSTRA STORIA SUI GIORNI DELLA MERLA
“Tanto tempo fa i merli avevano un meraviglioso piumaggio bianchissimo ed il becco e le zampe di un bel colore rosso vivace. Un giorno, verso la fine di gennaio, una famiglia di merli – papà, mamma e tre piccoli cuccioli – uscirono dal pagliaio dove si erano riparati per proteggersi dal freddo e si diressero verso il bosco per fare il nido.
Lungo il cammino incontrarono il vecchio Gennaio che se ne stava andando via e papà merlo, che era un burlone, gli disse: “Oramai non spaventi più nessuno”. Gennaio infatti, all’epoca, aveva solo 28 giorni!
Ma Gennaio, che era assai permaloso, si arrabbiò moltissimo e decise di restare nel bosco ancora un po’. Così il giorno seguente, cioè il 29, fece così tanto gelo che papà e mamma merlo iniziarono a preoccuparsi!!
Papà merlo iniziò a volare, per cercare un rifugio più caldo, ma intanto il tempo passava ed il freddo era davvero terribile! La mamma decise così di uscire coi piccoli alla ricerca di un nuovo rifugio più sicuro e accogliente e, poco distante, trovò un bel comignolo, caldo e fumante!
Il freddo non cessava e anche papà merlo fu costretto a raggiungere mamma merla e i suoi piccoli nel camino. Passarono tre lunghi, freddi, freddissimi giorni. Arrivò il 1 Febbraio con il suo primo tepore così i tre merli poterono finalmente uscire dal camino. Ma… cosa era successo? Nessuno riconosceva più l’altro!
“Chi sei?”
“Ma chi sei tu, piuttosto!!”
“Ma sono io mamma!”
Tutte le loro candide piume bianche erano completamente ricoperte dalla fuliggine! Anche le zampe erano nere, mentre il becco, invece che rosso ciliegia, era diventato giallo come il colore della polenta. Poiché questa era l’unica famiglia che aveva trovato un riparo sicuro, da quel giorno i merli nacquero tutti neri come il carbone.
Vi è piaciuta questa leggenda? Se conoscete delle varianti, contattateci e fatecele conoscere…ci piacerebbe poterle scoprire tutte quante!
LAVORETTO DA FARE CON I BAMBINI
Con i nostri bambini Giulia e Giacomo, abbiamo costruito una divertente ruota da utilizzare durante i nostri storytelling! È un’attività davvero divertente e che possono fare in completa autonomia (con l’adulto che supervisiona e aiuta in caso di necessità, ovviamente!)
Per realizzarla vi serviranno:
– Cartoncini (noi usiamo sempre scatole di riciclo, quelle delle brioches o biscotti sono perfette anche da colorare!!)
– Foglio bianco
– Tempere, pastelli, pennarelli (tecnica a piacere!)
– Forbici, punteruolo
– Un fermacampione
Ecco come realizzarla:
Tagliate su un cartoncino due cerchi con le stesse dimensioni. Su un foglio di carta (meglio se leggermente spesso o su un cartoncino leggero) disegnate la famiglia di merli a specchio, come nell’immagine che vedete qui sotto, lasciando una piccola linguetta esterna.

– Colorate i cerchi a piacere (noi abbiamo usato spugne e tempere). Ritagliate la finestra interna (noi l’abbiamo punteggiata).
– Colorate una famiglia di merli di nero mentre l’altra è da lasciare bianca, colorando solo becco e zampe (come narrato nella storia!).
– Colorate il comignolo e ritagliatelo. Incollatelo poi sotto la finestra che avete preparato precedentemente in uno dei due cerchi.

Ora bisogna assemblare tutti i pezzi praticando un piccolo foro al centro dove infilare il fermacampione: base inferiore, disegno con i merli, copertura superiore con finestra intagliata. Una volta ottenuta la ruota, rifinite con le forbici i bordi per avere una sovrapposizione perfetta delle tre componenti!

I nostri bambini si divertono molto a utilizzare questo tipo di supporto alla narrazione anche quando loro stessi vogliono raccontare in autonomia una storia a noi e ai loro amici (anche pupazzi!), inventando anche nuove trame e racconti.
Qui il tutorial per realizzare il lavoretto dei giorni della merla.
Ricordate tutti i consigli che vi abbiamo dato per stimolare i bambini ad imparare l’inglese? No? Cliccate qui e li trovate tutti 🙂
English story: The blackbird’s days
“Hi! What are you doing?”
“I’m looking at the snow. The winter it’s too cold!”
“I love January, snow and winter! The sky is blue and the snow is white…oh…a blackbird!”
“Why is that bird so black?”
“I will tell you a story, the real story of blackbirds:
Once upon a time
on a cold snowy day
five white merlons were flying away.
They were looking for a nest
to warm up in anyway…
In a chimney they found a home
and take refuge from that storm
but the fireplace was lit
and the smoke make them all black”
Legend has it that from that day they remain black forever !”
“Wow! I like this story! Thank you so much!”
Parole da imparare
Merlo = BLACKBIRD
Inverno = WINTER
Freddo = COLD
Gennaio = JANUARY
Febbraio = FEBRUARY
Neve = SNOW
Bianco = WHITE
Nero = BLACK
Nido = NAST
Congelare = to FREEZE
Piuma = FEATHER
Comignolo – Camino = CHIMNEY –
FIREPLACE
Tempesta = STORM
Fumo = SMOKE
Video della Two Little Blackbirds Sitting On A Hill | Nursery Rhymes Song
Tommaso Spelta e Cristina Cappellini
Insegnante di inglese e architetto
Favola di Esopo IL CERVO E IL LEONE
Scaricare le caselle, ritagliale e colorale ricomponendo la storia.
Trovi la versione colorata QUI.
Progetto realizzato da Cristina Marson per Redooc.com
IL CERVO E IL LEONE
ASCOLTA LE AUDIO FAVOLE DI ESOPO
Ascolta le Favole di Esopo narrate dalla voce di Mariarosa Grieco e Maurizio Repetto. Illustrate da Cristina Marson.
Al lupo. Al lupo. 🐺 – Favole di Esopo
Un pastore, portando il proprio gregge piuttosto lontano da un villaggio, continuava a ripetere lo stesso scherzo. Infatti chiamando in soccorso a gran voce gli abitanti del villaggio diceva che dei lupi aggredivano le
pecore. E dopo che due e tre volte quelli del villaggio si spaventarono e accorsero, ma poi se ne andarono tra le risate, accadde alla fine che un lupo venne veramente. E mentre il suo gregge veniva sbranato e lui gridava aiuto, quelli, pensando che scherzasse come al solito, si preoccuparono di meno. E così accadde che egli perdesse le pecore.
Ascolta la favola anche su Spreaker o Spotify.
Scarica e colora i disegni della favola. Gioca con noi!
Il Leone e il Topo 🦁🐭 – Favole di Esopo
Mentre un leone dormiva, un topo gli corse sul corpo. Il leone, essendosi svegliato e avendolo catturato, era pronto a divorarlo. Ma poiché il topo lo supplicava di lasciarlo andare e diceva che, se lo avesse salvato, gli avrebbe restituito il favore, il leone, scoppiato a ridere, lo liberò.
E non molto tempo dopo accadde che lui fu salvato dall’aiuto del topo; infatti quando, catturato dai cacciatori, fu legato a un albero con una corda, allora il topo, avendolo sentito lamentarsi, giunto lì, rosicchiò la corda e dopo averlo liberato disse: “Allora tu mi deridesti poiché non ti aspettavi di ricevere da me qualcosa in cambio, ma ora sappi che c’è riconoscenza anche tra i topi”.
Ascolta la favola anche su Spreaker o Spotify.
Scarica e colora i disegni della favola. Gioca con noi!
Se passate una settimana a Trifoglioverde, scoprirete che ne succedono di tutti i colori! Ci sono tantissimi personaggi, tutti molto divertenti, il sergente Tub ed i procioni Pim e Pom che cercano di ritrovare la borsa che una signora ha perso, per poi scoprire che l’aveva solo dimenticata. Ci sono l’ammiraglio Cippo, Gigi, Nilde, Nina, Anita, Eddy, Otto e Sami.
Una capitolo per una settimana, una settimana per una nuova avventura a Trifoglioverde… certamente i bambini non si annoieranno.
Margherita Orsero ci ha raccontato come è nato questo bellissimo libro.
“Le prime favole di Trifoglioverde sono nate anni fa quando mia cugina Maria aspettava Alessandro. Non sapendo sferruzzare a maglia o fare qualcosa di utile per la nascita del mio cuginetto, ho pensato di fare la cosa che mi riusciva più naturale: scrivere.
Sono nate, così, le primissime storie, e poi con la nascita di Tommaso, il fratellino di Alessandro, se ne sono aggiunte molte altre… Ho iniziato a leggerle ai miei cuginetti e percependo il loro interesse, ho provato a partecipare ad un concorso bandito da una casa editrice… era la prima volta che provavo a mandare qualcosa a una casa editrice, a dire il vero… ed è stata una sorpresa quando, poco prima di Natale, ho ricevuto una mail in cui mi comunicavano di aver vinto il primo premio, ovvero la pubblicazione del mio libro: il mio primo libro di favole! Una gioia infinita!
A quel punto ho contattato Eleonora, una delle mie più care amiche, e le ho chieste se avesse voluto illustrare le mie storie e… voilà! Così è nato “Una settimana a Trifoglioverde”.
Una settimana proprio perchè in tutto sono 7 favole: un’avventura diversa per ogni giorno della settimana! I personaggi, ovviamente, sono ispirati in parte alle persone che mi circondano, anche se il mondo di Trifoglioverde è un modo ideale dove tutti si aiutano e il bene regna sovrano… esiste solo un personaggio totalmente negativo: Jack Civetta, ma ho in serbo per lui piani rocamboleschi per il futuro e chissà che non si riveli, in fondo, una civetta dal cuore gentile.
Che dire… queste favole sono state l’inizio di una grande avventura e mi hanno dato il coraggio di tirare fuori qualcosa che nascondevo gelosamente nel cassetto e che non avevo il coraggio di mostrare ad altri.“

Se non sapete cosa regalare a Natale, puntate sulla Box Trifoglioverde:
– kit per creare il calendario dell’avvento con le casette di Trifoglioverde
– il libro (con dedica) e illustrazione ispirata alla favola della domenica “La spedizione delle nevi” in formato A4, A5 (in collaborazione con l’illustratrice Cristina Spagarino), oppure il biglietto di auguri di Natale con busta
– il libro (con dedica) e maglietta ricamata a mano con lo scoiattolino Albino (in collaborazione con Maria Dufour di Proof), uno dei personaggi del libro
Durante la quarantena Margherita ha creato insieme a 50 lettori le favole sonore. Le favole sonore sono ascoltabili sul suo Instagram su IGTV!
Per info, contattate Margherita tramite Instagram!
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2) 11 favole di felicità
3) Le avventure di Posso
Tra le migliaia di fiabe scritte da Gianni Rodari, ce ne sono tre fiabe con animali, in particolare di animali che non possono vivere in libertà, ma sono costretti dagli uomini a dare spettacoli per altri uomini. Ve ne facciamo leggere tre, contenute nel libro Fiabe lunghe un sorriso edito da Einaudi Ragazzi. Ovviamente il consiglio è di acquistare questo libro che ne contiene tantissime, per bambini dai 6 anni in poi.
1) LA DANZA DELL’ORSO
<< L’orso Booro era stato catturato quando ancora non sapeva avventurarsi da solo fuori della caverna in cui viveva con i suoi genitori. Fu venduto al proprietario di un circo equestre che lo affidò ad un domatore perchè gli insegnasse a danzare. Sapete come si insegna ad un orso a ballare? È una cosa crudele. Si distende a terra uno strato di carboni accesi e lo si costringe a passarvi sopra, mentre qualcuno li vicino suona una zampogna o un piffero.
Dopo due o tre ore di prove, ogni volta che sente il piffero o la zampogna, l’orso si ricorda del fuoco che lo ha scottato, si agita, si muove sull’uno e sull’altro piede come se ancora stesse camminando sui carboni ardenti.
E questa danza dolorosa è così goffa che nessuno la può vedere senza ridere.
Finita la danza, Booro veniva ricondotto nella sua gabbia. Alla caviglia destra gli avevano legato una catena che non lo abbandonava né di giorno né di notte. Una volta nel suo stesso circo Booro poé incontrarsi con un vecchio orso che era stato catturato quasi adulto, e si chiamava Ruubi.
Esso aveva trascorso molti anni in prigionia, ma non aveva dimenticato mai le libere foreste che Booro aveva appena intraviste. – Gli alberi respirano sulla tua testa, la neve scricchiola sotto i tuoi piedi, e a primavera le acque trasportano i ghiacci con fracasso giù per le valli: alzi il naso e un milione di buoni odori ti entra nella pancia.
– Che cosa sono i buoni odori? – domandò Booro che non li aveva mai sentiti.
– Disgraziato, tu non hai conosciuto la felicità. Io sono troppo vecchio ormai per tentare la fuga, – aggiunse Ruubi,- ma tu sei giovane e forte. Perchè non te ne vai?
Parlarono spesso di questo progetto, e una volta che il circo si era venuto a mettere in una città di montagna proprio al margine dei boschi, Booro decise di tentare la fuga. Quando il domatore lo fece uscire dalla gabbia e lo condusse in mezzo all’arena, Booro si guardò attorno, per assaporare l’ultimo applauso, poi come se niente fosse si diresse verso l’uscita.

Gli spettatori ridevano, ma le loro risate si mutarono tosto in grida di terrore quando si accorser che Booro camminava decisamente su di loro, come se non li vedesse. La folla si aprì per lasciarlo passare, e già Booro stava per raggiungere l’uscita, già affrettava il passo per mettersi a correre verso i boschi, quando alle sue spalle una zampogna ed un piffero cominciarono a suonare.
Una mano invisibile afferrava Booro al collo, lo trascinava indietro ierresistibilmente. Senza quasi avvedersene, Booro si fermò, i suoi piedi si mossero su se stessi, segnando goffamente il passo.
Booro danzava e gli spettatori tornavano ai loro posti ancora sospettosi. Danzando, Booro vedeva distese di neve, boschi, fiumi, sentiva i profumi che il vecchio Ruubi gli aveva descritti. Il suo cuore si tendeva appassionatamente verso la libertà, ma i suoi piedi si alzavano e si abbassavano sul ritmo della canzone. Quando la musica tacque, Booro rimase un momento immobile. Poi cadde a terra, come fulminato. La prigionia lo aveva ucciso. >>
2) GLI ELEFANTI EQUILIBRISTI
<<L’anno scorso capitò dalle mie parti un circo equestre, ricco di ogni genere di attrazioni. Il più bel numero dello spettacolo era il seguente: quattro elefanti ne prendevano un quinto con le loro proboscidi e lo sollevavano in alto. Il quinto elefante, per non restare ozioso, afferrava con la proboscide un gatto e lo faceva rimbalzare come una palla.
La gente non si stancava mai di ammirare quell’esercizio, e più volte, durante la serata, si metteva a gridare a gran voce: – La piramide! Vogliamo la piramide!
Allora il direttore del circo chiamava i cinque elefanti e lo spettacolo ricominciava. Dovete però sapere che il gatto era un terribile vanitoso. Quando la gente applaudiva si inchinava da tutte le parti: ritto sulla proboscide del quinto elefante, faceva le fusa, si arricciava i baffi, salutava con la coda.

Insomma, si prendeva lui tutta la gloria, e agli elefanti diceva: -Poveretti, se non fosse per me non avreste che fischi. Sentite che applausi? È tutto merito mio, bestioni! Ringraziatemi come si deve!
Gli elefanti portavano pazienza e non gli rispondevano nemmeno. Una volta però il fatto pretese addirittura, al termine dell’esercizio, di fare un discorso al pubblico.
– Signore e signori, vi prego di scusare questi cinque zucconi buoni a nulla, che non sono capaci di farvi divertire. Per fortuna ci sono io e.. Ma non fece in tempo a finire il discorso, perchè l’elefante che lo reggeva sulla proboscide, con una leggerissima spinta, lo mandò a ruzzolare sulpalco della banda. Il gatto finì che nella bocca di un trombone, tra le risate del pubblico. E, finito lo spettacolo, scappò dal circo senza nemmeno farsi dare la paga.
3) IL CAVALLO AMMAESTRATO
<< Un saltimbanco ammaestò un cavallo alla perfezione. Gli aveva insegnato a scegliere tra le lettere dell’alfabeto, scritte su grossi cubi di legno, quelle che formavano il suo nome Pègaso. Quando cominciava lo spettacolo, il saltimbanco domandava: – Signor cavallo, comincia il ballo. Volete dirmi come vi chiamate?
e Pègaso, con sapienti colpi di zoccolo, sceglieva una dopo l’altra la P, la E, e così via, fin che sei cubi in file scrivevano a lettere rosse il suo nome squillante come un suono di tromba.
La gente scoppiava in applausi. Nelle ore di riposo, il saltimbanco insegnò a Pègaso anche il proprio nome, che era Teodoro. Quando fu ben sicuro che il cavallo sapeva scrivere anche questa parola senza sbagliare, cominciò a dare nuovi spettacoli sulla pubblica piazza.
– Signor cavalo, presto al lavoro. Qual è il il mio nome?
– TODORO – rispondeva il cavallo: non con la voce, certo ma scegliendo i sette cubi di legno con le lettere T, E, O, eccetera. Bisogna dire però che Teodoro non era una persona per bene, e quando poteva allungare le mani sulla roba degli altri non si faceva pregare. Una volta, per esempio, rubò tutte le lampadine del villaggio, e fece restare allo scuro tutte le strade. Il Sindaco diventava matto a cercare il ladro ma non riusciva a trovarlo.

Una sera, mentre il saltimbanco dava spettacolo in piazza, tra i presenti vi era il Sindaco. Ad un tratto egli balzò in mezzo alla pista, diede uno zuccherinao al cavallo e gli domandò: – Cavallo, cavallone mi sai dire il nome del ladrone?
A queste parole tutti i presenti tacquero.
Pègaso rimase un poc imbarazzato, perchè capiva soltanto il linguaggio del suo padrone. Ma poi, per non fare brutta figura, cominciò a scegliere i cubi dell’alfabeto. Sclese una T, poi una E, poi una O… Sapete che scrisse? TEODORO.
Il povero saltimbanco diventò tanto rosso che si capì subito chi era stato il ladro. Così Teodoro fu messo in prigione e Pègaso si pese una medaglia. Ora è allevato a spese del Comune, e il maestro di scuola gli insegna a scrivere: VIVA IL SINDACO.
Su Rai Radio Play, puoi ascoltare tutte le audio fiabe di Fiabe lunghe un sorriso.
LEGGI ALTRE FIABE CON GLI ANIMALI
Il libro Il Gruffalò e i suoi amici ospita la fiaba de La chiocciolina e la balena. Oggi vi raccontiamo della versione creata da Edizioni El per festeggiare i suoi primi quindici anni. Un’edizione speciale di uno dei classici di Julia Donaldson e Axel Scheffler.
Ecco come inizia… << Questa è la storia di una chiocciolina e di una grande balena marina. Su un piccolo scoglio, nero e lucente, i giorni passano lentamente. Così, strisciando tra rocce e telline e guardando le navi sulle banchine, davanti al cielo e al mare profondo la chiocciolina sospira dicendo: Che bello sarebbe poter navigare nel grande mondo, ne vasto mare!>>
Le altre chiocciole però non capiscono il suo desiderio di viaggiare e stroncano i suoi sogni ricordandole la sua natura, “Sei nata qui e lo sai il perchè, il mare e il mondo non fanno per te!” Ma fortunatamente la chiocciolina non si fa scoraggiare e decide di andare.
Una notte una balena, si avvicina alla riva e inizia a raccontare di mari impetuosi, di gemme di ghiaccio, coralli preziosi… porge la coda alla chiocciolina e dice: “SI PARTEEEEE“.
Il viaggio della chiocciolina e la balena viene però interrotto per colpa dell’essere umano che riempie il mare aperto con motoscafi e facendo tanto rumore che la balena perde l’orientamento finendo spiaggiato.
La chiocciolina riesce però a trovare la soluzione, chiede aiuto ad altri esseri umani, ma questa volta non degli adulti, ma a dei bambini. Trova una scuola e lascia un messaggio sulla lavagna della maestra “Salvate la balena”.
Ovviamente il lieto fine c’è. I bambini organizzano una squadra di soccorso, riportano la balena in mare e la chiocciolina torna dalle sue amiche raccontandogli tutte le avventure vissute e spingendole a fare lo stesso viaggio.
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Quest’anno, i bambini non potranno passare di casa in casa a dire dolcetto o scherzetto?, ma il 31 ottobre, come ogni anno dal 1900, negli Stati Uniti e in molti paesi del mondo si festeggerà Halloween.
Quali sono le origini della festa di Halloween?
Questa festa deriva da una ricorrenza antichissima di origini celtiche, Samhain, che segnava la fine dell’estate e dell’ultimo raccolto prima dell’arrivo dell’inverno. Ma Samhain era anche un importantissimo momento di passaggio.
Secondo i Celti, infatti, durante quella notte il velo che separava il mondo dei morti da quello dei vivi diventava talmente sottile da poter essere attraversato. Così i morti potevano tornare nel mondo dei vivi ed entrare in contatto con i propri cari che li avevano onorati.
Con la nascita del Cristianesimo, però, questa festa venne trasformata nel giorno di Ognissanti. È qui che nasce Halloween, il cui nome deriva da “All Hallow’s Eve”, che in inglese antico significava “vigilia di tutti i santi”.
L’usanza di celebrare i morti è diffusa in tutte le popolazioni del mondo ma avviene in maniera diversa a seconda della religione o della zona geografica.
Nei paesi dell’America Centrale i parenti dei defunti visitano i cimiteri e addobbano le tombe con fiori, alcolici o giocattoli (se si tratta di un bambino).
In Messico, come rappresentato nel bellissimo film di animazione “Coco” della Disney Pixar, in alcune case si usa ancora preparare l’altare dei morti che viene addobbato con immagini del parente defunto, con una croce, un arco, dell’incenso e con oggetti cari alla persona trapassata. Si pensa infatti che grazie a questo altare e al ricordo dei vivi, durante la notte dei morti lo spirito dei defunti trapassi l’arco e vada a trovare i propri cari.
In Italia per il giorno dei morti, che è il 2 novembre, si addobbano le cappelle o le lapidi con fiori meravigliosi e con lumini e si presenzia alla Santa Messa al cimitero davanti alla tomba del proprio defunto.
In alcune regioni italiane poi è diffusa l’usanza di preparare i dolci dei morti e in altre, come in Sicilia, durante la notte di Ognissanti si usa raccontare ai bambini che i defunti di famiglia porteranno loro regali e dolci di marzapane o ossa dei morti. In Abruzzo, invece, come nel mondo anglosassone, si usa scavare e intagliare le zucche per usarle come lanterne contenenti una candela.
In qualsiasi modo si viva questa ricorrenza religiosa, da qualche anno a questa parte in tutto il mondo si è diffuso anche l’aspetto consumistico.
Il 31 ottobre, infatti, le strade e i locali si popolano di streghe, stregoni, mostri zombie, vampiri, fantasmi e personaggi dei film horror e le case di zucche intagliate.
Le tavole vengono addobbate con cibi “spaventosi” e si guardano film horror o cartoon di Halloween in famiglia o con gli amici.
Insomma, è festa. Ed è festa soprattutto per i bambini, che travestendosi e mangiando würstel che sembrano dita mozzate, panne cotte che assomigliano ad occhi cavati, fantasmi di meringa o ragni di olive sulla pizza, esorcizzano la paura della morte.
La letteratura per bambini negli ultimi anni ha prodotto libri illustrati bellissimi che hanno come protagonisti streghe e zombie e che sono costellati di gatti stregati, pipistrelli e zucche.
È inutile dirlo, sono proprio da leggere insieme al proprio bimbo per trascorrere insieme qualche momento di puro e “pauroso” divertimento.
Le 5 storie su Halloween più belle.
1) Il libro più venduto su Amazon nella categoria Storie di mostri per bambini è: “Mortina. Una storia che ti farà morire dal ridere“, Barbara Cantini, ediz. Mondadori.
Mortina è una bambina, ma è diversa dagli altri: è una bambina zombie. Vive a Villa Decadente con la zia Dipartita e per amico ha un levriero albino di nome Mesto, da cui non si separa mai.
Mortina vorrebbe avere amici della sua età con cui giocare e divertirsi, ma le è proibito farsi vedere dagli altri: potrebbero spaventarsi. Un giorno però arriva l’occasione giusta: la festa di Halloween! Mortina non deve nemmeno travestirsi… Ma cosa succede quando gli altri bambini scoprono che lei non indossa nessuna maschera?
Libro per bambini da 6 anni.
2) Il più recente: Puffy e Brunilde. Un pizzico di magia, Barbara Cantini, ediz. Mondadori.
Si è mai vista una strega senza gatto? Puffy è un gatto di strada quasi tutto nero in cerca di qualcuno con cui stare. Brunilde è una bimba dalla folta chioma rossa e un po’ pasticciona, che vive in una strana casa dalle mille stanze.
Di giorno fa l’aiutante fioraia e di notte si trasforma in un’aspirante strega. Per fare il suo debutto di volo e diventare strega a tutti gli effetti, le manca solo una cosa: un gatto nero!
Il grande giorno si avvicina e del micio neppure l’ombra. Quand’ecco che sulla porta del negozio fa capolino il piccolo vagabondo. E anche se Puffy ha la punta della coda bianca, Brunilde sa che è proprio lui che stava aspettando. +
Libro per bambini da 6 anni.
Il libro che racchiude personaggi di altre fiabe (ordinabile in versione mini e disponibile da metà novembre):
3) Una zuppa cento per cento strega. di Simon Quitterie edito Edizioni Clichy
La strega Sgranocchia si accinge a preparare la sua mitica zuppa, ma si accorge che le mancano un sacco di ingredienti… per finire la sua opera deve sgattaiolare dai suoi vicini a prendere gli ingredienti mancanti: le carote può andarle a prendere dalla nonna di Cappuccetto Rosso che vive a due passi da lei, le patate dall’Orco cattivo e poi via sulla sua scopa a sgraffignare un po’ di porri nell’orticello del taglialegna, il padre di Pollicino.
Finalmente la zuppa è pronta, ma, come per magia, appena la si assaggia niente è più come prima! E attenzione: all’appello manca ancora un personaggio… il bellissimo principe azzurro!
Una fiaba moderna che capovolge i cliché delle favole con intelligenza e ironia. Grazie alle illustrazioni divertenti e coloratissime di Magali Le Huche, i piccoli lettori si divertiranno strizzando l’occhio ai beniamini delle loro favole preferite: Cappuccetto Rosso, Pollicino, l’Orco cattivo e il Principe azzurro!
Libro per bambini da 5 anni.
4) Il libro che parla di amicizia: I fantasmi non bussano alla porta, Rocio Bonilla, Valentina Edizioni
Bruno l’orso e Carlotta la marmotta sono migliori amici e giocano sempre insieme. Amano andare alla ricerca di tesori nascosti e cantare e ballare come se fossero delle grandi star. Un giorno Bruno invita Aldo il papero a casa sua ma Carlotta non ne vuole proprio sapere. Come fare per tenerlo lontano? Inventarsi di essere dei fantasmi sembra una buona idea. Finché qualcuno non bussa alla porta.
Libro per bambini da 3 anni.
5) Il libro con le ruote magiche da girare con un dito per scoprire, sorprendersi ed emozionarsi. Che paura!, A. Baruzzi e G. Clima, La coccinella edizioni.
Un libro magico e sorprendente, una ruota che gira e cambia il disegno al centro della pagina regalando la meraviglia delle trasformazioni. Streghe, fantasmi, serpenti a sonagli… Gira la ruota, e scopri tutte le magie che questo libro ha in serbo per te.
Libro per bambi da 3 anni.
E se i dolcetti li facessimo in casa? 🙂 Ecco come fare con la ricetta dei ragnetti di Halloween!
Cinzia Adorni
Insegnante
CONTATTAMI
C’era una volta una coccinella sfortunata. Si chiamava Frollina a causa della forma particolare delle macchioline nere che ricoprivano il suo corpicino di colore rosso acceso. Tutti le volevano bene perché era speciale. Portava fortuna a chiunque la incontrasse. Il suo era un dono ma a volte anche una vera scocciatura.
Tutti le chiedevano aiuto per qualunque difficoltà. Pensavano che lei avesse la soluzione ad ogni problema. Era sempre presente quando un uccellino doveva imparare a volare, quando una farfalla stava per nascere o quando uno sciame di api doveva eleggere la sua regina.
La presenza di Frollina era indispensabile per la buona riuscita di ogni evento importante. Ciò che tutti non sapevano, però, era il fatto che fosse sfortunata.
Il suo dono non serviva ad aiutarla quando era nei guai. Una volta cadde in una pozzanghera e si macchiò di fango. Rischiò di annegare non riuscendo a volare a causa delle ali appesantite. Se non avesse cominciato a piovere non si sarebbe salvata.
Un’altra volta, invece, decise di dormire su un petalo di rosa ma un’ape la cacciò in malo modo facendola cadere sul dorso di un riccio.
Frollina, che era davvero stufa delle sue disavventure, decise un giorno di recarsi dalla gatta Margot, famosa per le sue conoscenze di magia. Tuttavia, dato che non avrebbe ricevuto aiuto senza darle nulla in cambio, si rivolse a Lucina, una talpa cui aveva prestato soccorso in un momento di difficoltà.
Successe, infatti, che in un periodo di siccità non riuscisse a procurarsi dell’acqua. Allora la coccinella le portò delle goccioline di rugiada raccolte in piccole foglioline. La talpa procurò a Frollina una polverina d’oro trovata sottoterra, che avrebbe destato subito lo stupore e l’ammirazione della gatta.
Ricevuto il prezioso regalo, la maga comunicò il suo responso. Per diventare fortunata, la coccinella avrebbe dovuto rinunciare al suo dono. Questo avrebbe significato non poter più aiutare gli altri, ma in compenso essere protetta da ogni pericolo.
Frollina non ci mise molto tempo a capire quale fosse la cosa giusta da fare. Salutò Margot e tornò dalla talpa per chiederle consiglio sulla decisione da prendere. Dopo averle parlato dell’incontro e della possibilità di porre fine ai suoi problemi, le chiese:
“Cara Lucina, tu mi vuoi bene?“
“Certo che te ne voglio!“, le rispose la talpa.
“Tutti mi vogliono bene solo perché li aiuto a risolvere i loro guai!“, esclamò la coccinella affranta.
“Cara Frollina, ti voglio bene! Te ne avrei voluto anche se tu non mi avessi aiutata quando ero in difficoltà. Sei diventata mia amica non appena ti sei avvicinata spontaneamente a me, preoccupata per come stessi.
Sicuramente molti cercano di conquistarsi la tua simpatia solo per dei loro tornaconti, ma ricorda che c’è sempre qualcuno che lo fa perché ha bisogno di un amico vero con cui parlare di tutto e a cui chiedere il regalo più grande, quello di essere amato e apprezzato così com’è.
Frollina, se sei stanca di sacrificare la tua fortuna per darla agli altri sei ancora in tempo per andare da Margot e farle compiere l’incantesimo“.
“No“, rispose la coccinella con le lacrime agli occhi, “…mi lasci pure soltanto il mio dono. Ora ho capito quanto io sia fortunata. Posso aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno, ma soprattutto ho un’amica che crede in me e che non mi abbandonerà mai“.
Libro consigliato: Le avventure di Posso.
Scarica il PDF della fiaba originale. Clicca qui.
Ascolta la fiaba letta da Mariarosa Grieco.
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Vittoria Starace
Dottoressa in Filologia, letterature e storia dell’antichità.
Mariarosa Grieco
Speaker per passione
La cicala innamorata
C’era una volta la cicala innamorata. Il suo nome era Clelia.
Nelle afose notti d’estate se ne stava sola soletta in un cespuglio di giunchi. Le piaceva ascoltare il fruscio delle foglie agitate dal vento e veder brillare il laghetto lì vicino alla luce della luna. A differenza delle sue piccole amiche, non amava molto le feste preferendo di gran lunga contemplare la natura che la circondava.
C’era qualcosa però che la tratteneva in quell’angolino di piante acquatiche. Era un canto soave che le riempiva il cuore di gioia e spensieratezza. Lo sentiva tutte le sere senza sapere da dove provenisse, finché non scoprì che il misterioso cantante era un usignolo. Il suo cinguettio la affascinava.
Una sera l’uccellino si avvicinò al cespuglio di giunchi dove la cicala se ne stava nascosta, ma lei fu troppo timida per avvicinarglisi. Clelia non si sentiva alla sua altezza. Era troppo piccola ed insignificante per essere notata da lui. Per di più il suo frinire non era affatto paragonabile a quello splendido cinguettio. Il piumaggio dell’usignolo inoltre era variopinto, mentre lei a stento si distingueva tra le piante.
Successe però che un giorno Clelia volle trovare il modo di farsi notare. Decise di provare a rendersi simile a lui. Costruì con delle foglie delle ali più grandi e cercò di rendersi più bella cospargendosi di polline. L’usignolo la notò fra gli alti giunchi ma, quando decise di avvicinarsi, un forte soffio di vento fece volare via le finte ali e ogni altro ornamento che la cicala aveva indossato.
Così Clelia, cercando di recuperare quanto era sparso in aria, perse l’equilibrio e scivolò dal giunco su cui era appoggiata. L’usignolo l’afferrò prima che cadesse nel laghetto vicino e la riportò nel cespuglio.
“Cosa stavi facendo?“, le chiese.
“Cercavo di essere più bella“.
“Perché?”
“Perché tu mi notassi“.
Clelia trovò la forza di confessare i suoi sentimenti.
“E credi di essere più bella cercando di diventare ciò che non sei?“, ribattè l’usignolo.
“Non sapevo come attirare la tua attenzione. Tu canti in maniera splendida, mentre io so solo frinire“.
L’uccellino, guardandola intensamente, le disse:
“Non è vero sei speciale. Hai avuto il coraggio di confessare i tuoi sentimenti, di essere te stessa. Non hai bisogno di essere diversa per farti notare. Tu mi piaci perché sei spontanea e, sai, molte volte mi sono addormentato qui tra i giunchi al frinire di una cicala.
Forse eri proprio tu. C’è qualcosa di magico nel tuo verso. Mi fa pensare al sole che splende e che dà speranza anche a quelli che, come me, vengono spesso catturati dagli uomini e costretti a cantare in una gabbia. Ti ringrazio per esserti mostrata a me“.
La cicala e l’usignolo continuarono a parlarsi per ore, finché non si addormentarono felici alla luce della luna. Il piccolo paradiso acquatico aveva accolto due ospiti speciali che non avrebbero mai smesso di cantare l’uno per l’altra.
Libro consigliato: Le vere principesse coraggiose
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Ascolta la fiaba letta da Mariarosa Grieco.
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Dottoressa in Filologia, letterature e storia dell’antichità.
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