Fiabe dell’altro genere, edito Rizzoli, è un progetto molto particolare, i grandi classici della letteratura per l’infanzia, sono rivisti, ribaltando il genere del protagonista.
Le fiabe sono i libri ideali per il rovesciamento dei generi. Sono le prime storie che incontriamo da bambini e formano gli elementi costitutivi della narrativa. Ci permettono di vivere avventure fantastiche, impersonare ruoli e sconfiggere mostri. Cosa più importante, ci insegnano la differenza fra bene e male e fra i codici morali che governano la nostra società: che mentre i ragazzi devono scalare audacemente gigantesche piante di fagioli per rivendicare ciò che appartiene loro, le bambine devono guardarsi dal parlare agli sconosciuti in un bosco tenebroso. E, d’altronde, questi racconti contengono tutta la magia e le possibilità della polvere di fata. Se possiamo immaginare un mondo in cui le arpe cantano e i ratti si trasformano in cocchieri, perché non immaginare, un mondo in cui i re vogliono avere dei bambini e le streghe non sono vecchie ma vecchi.
Ecco la storia di CENERENTOLO, O LO SCARPINO DI CRISTALLO
Una volta terminate le faccende, era solito andare nell’angolo del caminetto e sedersi tra la cenere e la polvere, il che gli valse il soprannome di Ceneraccio; ma il fratello più giovane, che non era rude e sgarbato come il maggiore, lo chiamava Cenerentolo. Ad ogni modo, Cenerentolo, nonostante le sue misere vesti, era cento volte più bello dei suoi fratellastri, anche se questi erano sempre sfarzosamente abbigliati. Avvenne che la figlia della regina desse un ballo, e vi invitasse tutta la gente più in vista. Furono invitati anche i nostri signorini, poiché spiccavano tra le personalità del bel mondo. L’invito li rallegrò enormemente, e furono occupatissimi nella scelta degli abiti, calzoni, e copricapi che più si addicessero alla loro persona. Questo era un nuovo grattacapo per Cenerentolo; infatti era lui a dover stirare la biancheria dei fratellastri, e pieghettare i loro volant; tutto il giorno i padroncini non parlavano d’altro che di vestiti.
Il suo padrino, che lo vide tutto in lacrime, gli chiese quale fosse il suo cruccio. «Se solo potessi… se solo potessi…» e non fu in grado di dire il resto, interrotto da lacrime e singhiozzi. Questo suo padrino, che era una creatura fatata, gli disse: «Vorresti poter andare al ballo, non è così?». «S-sì» pianse Cenerentolo, con un gran sospiro. «Be’» disse il padrino, «tu sii bravo e obbediente, e io farò sì che tu vi possa andare». Poi lo portò in camera sua, e gli disse: «Corri nel giardino, e portami una zucca».
Cenerentolo corse subito a raccogliere la più bella che riuscì a trovare, e la portò al padrino, senza essere in grado di immaginare come questa zucca potesse aiutarlo ad andare al ballo. Il padrino la svuotò di tutta la polpa, non lasciando altro che la scorza; fatto questo, la colpì con la sua bacchetta, e la zucca in un istante si trasformò in una splendida carrozza, tutta ricoperta d’oro. Quindi andò a controllare la sua trappola per topi, dove trovò sei topolini, tutti vivi, e ordinò a Cenerentolo di sollevare un po’ il coperchio: dando a ogni topo che usciva un colpetto con la sua bacchetta, lo trasformò in un meraviglioso cavallo, e tutti insieme formarono un magnifico tiro a sei dal manto pomellato di un bel color grigio topo.
Poiché mancava una cocchiera, Cenerentolo disse: «Vado a vedere che non ci sia un ratto nella trappola: ne potremmo fare una cocchiera». «Hai proprio ragione» rispose il padrino. «Vai a vedere.» Cenerentolo gli portò la trappola, e dentro vi erano tre enormi femmine di ratto. Il padrino fatato scelse quella delle tre che aveva il pelo più lungo, e, quando la toccò con la sua bacchetta, essa si trasformò in una grassa e gioviale cocchiera, con i mustacchi più eleganti che si fossero mai visti. Dopodiché, disse al figlioccio: «Torna in giardino, e troverai sei lucertole dietro all’annaffiatoio; portamele».
E non appena lo ebbe fatto, il suo padrino le trasformò in sei vallette, che salterellarono dietro la carrozza, con le livree tutte coperte d’oro e d’argento, e posizionate tanto vicine l’una dietro l’altra che sembrava non avessero mai fatto nulla di diverso per tutta la vita. Il padrino fatato disse a Cenerentolo: «Bene, ecco qua il perfetto equipaggio con cui recarsi al ballo; non ti aggrada?». «Oh sì!» gridò il ragazzo, «ma devo andarci così come sono, con questi brutti stracci?».
Al padrino bastò toccarlo con la bacchetta e, in quello stesso istante, i suoi abiti si trasformarono in abiti d’oro e d’argento, tutti ricoperti di pietre preziose. Fatto questo, gli diede un paio di scarpini di cristallo, i più belli del mondo.
Cenerentolo salì sulla sua carrozza; ma il padrino, sopra ogni cosa, gli ordinò di non rimanere dopo la mezzanotte, perché se si fosse trattenuto un momento di più, la carrozza sarebbe tornata a essere una zucca, le sue giumente topi, la sua cocchiera un ratto, le sue vallette lucertole, e i suoi vestiti quelli di prima. Cenerentolo promise al padrino che avrebbe lasciato il ballo prima di mezzanotte; e poi eccolo partire, a malapena in grado di contenere la gioia. La figlia della regina, alla quale era stato detto che un gran principe, sconosciuto a tutti, era arrivato, corse a riceverlo; lo prese per mano mentre scendeva dalla carrozza e lo condusse nel salone.
La figlia della regina fece sedere Cenerentolo al posto d’onore, e in seguito lo portò a danzare con lei; egli ballò con tale grazia che gli altri invitati lo ammirarono ancora di più. Cenerentolo udì l’orologio suonare le undici e tre quarti, al che rivolse un inchino ai presenti e si affrettò ad andarsene più veloce che poté.
Arrivato a casa, corse subito a cercare il suo padrino, e, dopo averlo ringraziato, disse che non poteva fare a meno di desiderare con tutto il cuore di tornare al ballo il giorno dopo, perché la figlia della regina lo aveva richiesto.
Il giorno dopo i due fratellastri tornarono al ballo, e così anche Cenerentolo, ma vestito più magnificamente di prima. La figlia della regina era sempre al suo fianco, e non cessava mai di dedicare al ragazzo complimenti e parole gentili, e questo fu talmente lontano dallo stancarlo che proprio si dimenticò ciò che il suo padrino gli aveva raccomandato. Quando, finalmente, si accorse che l’orologio batteva le dodici, mentre non credeva fosse più tardi delle undici, e a quel punto si alzò e fuggì, lesto come un cervo. La principessa lo inseguì, ma non riuscì a raggiungerlo. Ed egli lasciò indietro uno dei suoi scarpini di cristallo, che la principessa raccolse con immensa cautela. Arrivò a casa senza fiato, e con indosso i suoi miseri vecchi vestiti, senza più nulla degli abiti da ricevimento se non uno degli scarpini di cristallo, il gemello di quello che aveva perso.
Fu talmente lontano dallo stancarlo che proprio si dimenticò ciò che il suo padrino gli aveva raccomandato. Quando, finalmente, si accorse che l’orologio batteva le dodici, mentre non credeva fosse più tardi delle undici, e a quel punto si alzò e fuggì, lesto come un cervo. La principessa lo inseguì, ma non riuscì a raggiungerlo. Ed egli lasciò indietro uno dei suoi scarpini di cristallo, che la principessa raccolse con immensa cautela. Arrivò a casa senza fiato, e con indosso i suoi miseri vecchi vestiti, senza più nulla degli abiti da ricevimento se non uno degli scarpini di cristallo, il gemello di quello che aveva perso.
La dama che era stata inviata a far provare lo scarpino studiò attentamente Cenerentolo e, trovandolo di aspetto assai gradevole, disse che dopotutto era giusto farlo provare, dato che aveva avuto l’ordine di far fare una prova a tutti. Esortò quindi Cenerentolo a sedersi, e, mettendogli lo scarpino al piede, trovò che si infilava agevolmente, e calzava a pennello. Lo stupore dei due fratellastri era smisurato, ma crebbe ulteriormente quando Cenerentolo estrasse dalla tasca l’altro scarpino, e se lo mise all’altro piede. A quel punto arrivò il padrino, il quale, toccando con la sua bacchetta i vestiti di Cenerentolo, li rese più ricchi e magnifici di tutti quelli che aveva indossato prima. A quel punto i fratellastri riconobbero in lui lo splendido, incantevole gentiluomo che avevano visto al ballo e si prostrarono ai suoi piedi a chiedergli perdono per tutti i soprusi che gli avevano fatto subire. Cenerentolo li fece alzare, e, abbracciandoli, esclamò che li perdonava con tutto il cuore, e sperava che loro gli avrebbero sempre voluto bene.
Nel testo troverete queste storie:
1) Bello e la Bestia
2) Cenerentolo, o lo scarpino di cristallo
3) Il principe sul pisello
4) Giacomina e il fagiolo magico
5) Gretel e Hansel
6) Il bel Raperonzolo
7) Bucaneve
8) Cappuccetto Rosso
9) Il bello addormentato nel bosco
10) Tremotina
11) La gatta con gli stivali
12) Mignolino
Non sono mai abbastanza i libri che provano a raccontare ai bambini il genere sessuale ed imparare a vedere i ruoli totalmente ribaltati. Vi consigliamo anche Famiglie Favolose, ecco il nostro articolo.