C’era una volta una bambina con dei poteri speciali. Era una di quelle creature immortali e bellissime che gli antichi chiamavano dèi. Aveva lunghi capelli castani e i suoi occhi erano del colore del cielo. Era una piccola guerriera.
Si chiamava Atena e un giorno la Grecia le avrebbe dedicato la sua città più ricca e fiorente.
La piccola dea era molto curiosa; amava leggere e imparava velocemente tante cose nuove. Per di più era anche bravissima a combattere. Passava intere giornate a sfidare i suoi compagni riuscendo sempre a batterli.
Suo padre voleva che si esercitasse di continuo per le gloriose imprese cui era destinata. A volte però non le concedeva nemmeno un attimo per distrarsi.
Così un giorno Atena si arrabbiò. “Non ce la faccio più! Non è possibile che una bambina come me debba allenarsi dall’alba fino a tarda sera. Sarò anche la dea delle tattiche militari, delle arti e della saggezza, ma ho anche bisogno di distrarmi un po’.
Mi riposerò all’ombra di questo bellissimo ulivo. Spero che non mi svegli nessuno altrimenti gliela farò pagare come ho fatto con Efesto che voleva sposarmi fin dal primo giorno in cui sono nata. Che prepotente!
Come potrei sposare un uomo che non conosco nemmeno e poi perché dovrei avere per forza un marito? Sono innamorata di altro io, non come Afrodite che cambia fidanzato da un giorno all’altro. Che rabbia!“
Atena aveva finalmente trovato un posticino in cui non essere disturbata, quando all’improvviso udì il suo nome! Si spaventò. Non c’era nessuno vicino a lei, nonostante sentisse quella voce forte e chiara. “Atena! Atena! dove sei! Ho bisogno di te!”
Allora capì cosa intendevano gli dèi quando dicevano di ricevere delle invocazioni. Era la prima volta che le succedeva e sentì che si trattava di una richiesta di aiuto.
Perciò non pensò più a riposare e seguì il suo istinto divino che la guidò verso la fonte della voce misteriosa. Si ritrovò accanto ad una bambina che stava urlando in lacrime, cercando di difendersi da altre tre, che minacciavano di farle del male.
“Lasciatemi in pace! Basta! Cosa volete da me!“
“Martina la secchiona la la la la la! Non hai un amico! Resterai sempre sola! Non vali a nulla! Dacci le risposte corrette e ti lasceremo in pace.“
“Nooo non ve le darò! Non ve lo meritate! Ho faticato tanto per fare questi esercizi!“
“Ok! L’hai voluto tu! Ora resterai chiusa in bagno fino alla ricreazione! Hahahaha!“
“Nooo! Perché mi fate questo!“
“Martina mi senti? Non preoccuparti ti difenderò io! Smetti di piangere!“
Atena vide improvvisamente che sul capo della bambina era comparso un elmo identico al suo. Ciò significava che nell’animo era una guerriera, proprio come lei.
“Chi sei? Da dove viene questa voce? Fatti vedere!“
“Sono Atena! Non mi riconosci? Sei stata tu ad invocarmi. Sono una delle dee dell’Olimpo.“
“Davvero? E come ho fatto a chiamarti? Sei davvero Atena, la dea greca della saggezza, nata dalla testa di Zeus, re dell’Olimpo? Com’è possibile? Non ci credo!“
“Si sono proprio io! Da grande diventerò molto famosa. Scriveranno libri su di me. Però ora non perdiamoci in chiacchiere. Devi cercare di uscire da questo bagno! Dobbiamo fargliela pagare a quelle prepotenti che ti hanno rinchiusa qui!“
“Non ci posso credere! Ma come hai fatto a trovarmi?“
“Ho sentito il mio nome e ti ho raggiunta. In qualche modo la tua anima ha chiesto il mio aiuto“.
“Posso vederti? Sei sempre stata la mia dea preferita! Sei forte, sei appassionata, sei una guerriera! È stata la mia mamma a parlarmi di te, dei tuoi fratelli e delle tue sorelle. Magari fossi come te! Sicuramente riuscirei a dare a quelle prepotenti la punizione che meritano!“
“Martina, purtroppo mi è proibito farmi vedere dagli essere umani ma, credimi sono accanto a te e posso aiutarti. Prima di tutto devi sapere che la rabbia non ti servirà ad averla vinta. Devi giocare d’astuzia. Darai alle tue compagne le risposte che vogliono, però con qualche piccola modifica“.
“Va bene. Seguirò i tuoi consigli. Ma mi togli una curiosità? Davvero sei nata dalla testa di Zeus e hai sempre saputo usare le armi?“
“Si! Efesto, il fabbro degli dei, mi ha fatta nascere! So che ti può sembrare in incredibile ma nel nostro mondo tutto è possibile! In più la passione per il combattimento ha sempre fatto parte di me. Per questo motivo i miei parenti mi considerano un maschiaccio, ma io sono convinta che anche le bambine possano diventare delle guerriere. Se ci credi potrai esserlo anche tu“.
“Lo spero tanto! Ormai non ho più amici e mi sento tanto sola. Cosa posso fare?“
“Allora, ascoltami bene. Prendi il quaderno e strappa il foglio con le risposte, che terrai con te. Al loro posto ne scriveremo altre. Partiamo dalla prima…“
“Ne sei proprio sicura?” “Sì. Fidati di me. Sono o non sono anche la dea protettrice dell’ingegno? Del resto sarò io ad aiutare i Greci a costruire il cavallo di Troia lo sai? Con quell’inganno sconfiggeranno i loro nemici“.
“D’accordo, mi fido.“
Martina scrisse quello che la piccola guerriera dea le aveva suggerito e uscì dal bagno sbloccando la serratura con una delle forcine che aveva tra i capelli. Poi rientrò in classe e, durante l’intervallo, si avvicinò alle bulle per dare loro il suo quaderno. Le bambine soddisfatte glielo strapparono di mano senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
Quando la maestra tornò in classe, volle leggere le risposte agli esercizi che aveva assegnato. Decise di controllare per primo il quaderno di Giovanna, una delle bulle, e lei, senza nemmeno pensarci un attimo, le consegnò quello di Martina al posto del suo. La maestra lesse la risposta alla prima domanda e rimase stupita.
Era scritto: “Cara maestra, le parlo a nome mio e delle mie amiche. Ci scusiamo per il nostro cattivo comportamento nei confronti di Martina. Ogni giorno le abbiamo rubato il quaderno per copiare le sue risposte e l’abbiamo insultata. Non se lo meritava. Da oggi promettiamo di non farle più del male e di impegnarci seriamente nello studio!“
Giovanna e le sue amiche si vergognarono moltissimo sentendo quelle parole. La maestra le rimproverò e disse loro di chiedere scusa a Martina davanti a tutta la classe.
Da quel giorno la bambina non sarebbe stata più vittima delle loro prepotenze. Le aveva sconfitte con la sua intelligenza. Atena era riuscita a portare a termine la sua prima missione da dea e poteva tornare alla vita di sempre.
Martina la ringraziò nel suo animo e sperò di poter risentire la sua voce. Purtroppo però Atena non le rispose.
Quando tornò a casa, la bambina trovò sul suo letto un disegno. Vi era raffigurata una piccola guerriera con un’armatura simile a quella di Atena.
Girò il foglio e sul retro era scritto: “Questo è per te. L’ho realizzato con le mie mani. La bambina sei tu. Anche se non senti la mia voce, io sono con te a ricordarti che sei e sarai sempre una guerriera.“
Martina capì che i miti non erano poi tanto lontani dalla realtà perché la sua anima e quella di Atena condividevano la stessa natura.
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Ascolta la fiaba letta da Mariarosa Grieco.
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Vittoria Starace
Dottoressa in Filologia, letterature e storia dell’antichità.
Mariarosa Grieco
Speaker per passione