C’era una volta la storia di due amici. C’era una volta un leoncino. Si chiamava Kiros. Il suo nome racchiudeva in sé un futuro stabilito ancora prima che nascesse. In quanto figlio del re del branco, avrebbe avuto il dovere di succedergli, quando sarebbe arrivato il momento.
Da piccolo i suoi genitori, che andavano spesso a caccia, lo lasciavano libero di giocare con gli altri leoni e di esplorare la savana, a condizione che non si allontanasse troppo e che stesse attento a non provocare gli animali feroci che abitavano quei luoghi selvaggi e incontaminati.
Certo lui era pur sempre un leone, ma ancora troppo piccolo per riuscire a difendersi.
Un giorno d’estate, durante le sue brevi escursioni, Kiros ebbe un incontro particolare. Un piccolo cervo dalle corna appena abbozzate piangeva dimenandosi all’interno di una rete, lasciata sicuramente da un cacciatore che non doveva essere molto lontano.
Ad un tratto si udirono degli spari e Kiros, senza pensarci un attimo, sentì il dovere di salvare la vita a quel povero animale. Perciò con zanne e artigli riuscì a liberarlo e scappò con lui prima che il nemico arrivasse.
Il piccolo cervo tremava ancora per lo spavento quando si rifugiarono in una grotta. Il suo aspetto destò la curiosità del leoncino che non aveva mai visto un animale simile. “Come ti chiami? Dov’è la tua famiglia?“, gli chiese Kiros.
“Mi chiamo Chica“, rispose il piccolo cervo, “...e mi sono allontanato dai miei genitori perché ero stanco di stare sempre nascosto per paura di essere aggredito e addirittura ucciso“.
In quel momento però Chica ignorava di trovarsi di fronte ad un suo potenziale nemico. Nemmeno Kiros sapeva che i cervi erano prede molto ambite per i leoni. Così entrambi all’oscuro dell’ostilità tra le loro specie fecero amicizia.
Insieme correvano tra i folti arbusti e giocavano a chi fosse il più veloce. Adoravano lasciarsi bagnare dalla pioggia e, quando il cielo era cosparso di nuvole, si divertivano a fantasticare su quale forma avessero.
Il loro legame, sempre più forte, fu suggellato da un dono che un giorno una iena inaspettatamente gentile diede loro, dichiarando di essere una maga. Si trattava di due ciondoli ricavati dalla corteccia di baobab.
La iena vi incise le iniziali dei loro nomi e disse: “Promettete di conservare questo dono per sempre. Solo così non dimenticherete mai il vostro legame!“. Kiros e Chica rimasero molto colpiti dalle parole della iena e accettarono il regalo, parlando di quella promessa per molti giorni.
Col tempo però i due si incontrarono sempre meno, perché richiamati ai doveri imposti dalle rispettive famiglie. Per Kiros arrivò il momento di prendere il posto del padre, ormai troppo vecchio per regnare, e così assunse il comando del suo branco.
Col passare degli anni la mancanza dell’amico piano piano si affievolì. I doveri di re oscurarono i ricordi del passato e spesso il leone si ritrovò a dare la caccia ad animali simili a Chica.
Il suo branco non l’avrebbe mai accettato come sovrano se non avesse rispettato le antiche tradizioni e assecondato gli istinti della sua specie. Il ciondolo ricevuto da piccolo, però, era sempre rimasto legato alla sua zampa.
Quando Kiros raggiunse l’età adulta, dovette trovare una compagna per assicurare un seguito alla sua stirpe e scegliere un posto nuovo in cui il branco potesse vivere assieme alla sua futura famiglia.
Successe però che la terra in cui si recarono era già occupata da altri animali. Erano cervi.
Il primo che si oppose al loro arrivo aveva delle corna affusolate, simili a dei rami e impreziosite da bacche di colore rossiccio legate con foglie sottili di un verde acceso.
A Kiros quell’animale apparve bellissimo e dall’aspetto regale, tanto che gli sembrò quasi del suo stesso rango. Dietro di lui, a breve distanza, erano schierati altri cervi, sicuri dell’imminente combattimento.
I leoni balzarono all’attacco inferociti, senza nemmeno aspettare l’ordine di Kiros. Lo incitarono alla lotta con fragorosi ruggiti e in pochi minuti anche il re fu coinvolto in un combattimento all’ultimo sangue.
Per natura i leoni, spinti dalla sete di dominio, non avrebbero mai accettato la sconfitta, per di più da parte di animali più deboli di loro. Kiros lottò come tutti gli altri e aggredì violentemente alcuni cervi, anche se controvoglia, solo per dimostrare al branco il suo valore e il suo desiderio di vittoria.
Ad un tratto però, gli capitò tra gli artigli quel cervo altezzoso incontrato poco prima. Doveva essere sicuramente il re. Lo percepiva non solo dal suo aspetto, ma anche dal modo agile e aggraziato in cui si muoveva. Aveva la sensazione di conoscerlo già, ma non prestò ascolto a questo presentimento.
Graffiò la pelle vellutata del cervo. Il prigioniero cercò di divincolarsi ma senza successo. Tentò di ferirlo alla testa con le sue corna, ma l’avversario era troppo forte per lasciarsi sottomettere.
Allora con tutta la forza delle zampe anteriori riuscì a colpirlo violentemente al torace e vide qualcosa che lo fece sobbalzare. Nel sollevare in aria le zampe a causa del dolore atroce, il leone agitò il ciondolo appeso ad una di esse.
Il cervo lo riconobbe subito. Apparteneva a Kiros. Solo lui avrebbe potuto possederlo. Il re dei cervi, che era proprio Chica, pieno di gioia per aver finalmente rincontrato il suo caro amico e rivivendo nella memoria i ricordi di un affetto antico e potente, si distrasse.
Al leone forte e maestoso bastò un attimo per gettarglisi addosso e atterrarlo. Ce l’aveva in pugno, sarebbe stato facilissimo ucciderlo.
Chica a quel punto reclinò il capo all’indietro mostrandogli il collo. “Kiros!“, urlò a fatica, schiacciato al petto dalle zampe del leone.
Per Kiros allora fu inevitabile notare il ciondolo appeso ad un cordoncino. Era lo stesso che indossava anche lui. Fu così che riconobbe l’amico.
Immediatamente, ritornato in sè dopo momenti di sfrenata violenza, si pentì di quello che aveva fatto e di quello che stava per fare. Stava per uccidere colui che gli era più caro al mondo.
“Chica! Sei tu! Scusa, scusa per quello che ho fatto! Accecato dalla sete di potere mi sono macchiato della colpa più grave. Sono venuto meno al nostro legame!“. In preda al forte rammarico, ordinò subito al suo branco di cessare gli attacchi e promise che nessun leone avrebbe mai più combattuto contro un cervo.
Chica lo perdonò.
Grazie al racconto della loro amicizia, i leoni capirono che le antiche rivalità non meritavano di essere rispettate, nel caso in cui infrangessero dei legami forti come quello tra il leone e il cervo.
Kiros rinunciò alle pretese sulla terra che aveva invaso con il suo branco. I leoni ne avrebbero cercato un’altra. Così quelli che prima erano acerrimi nemici, da quel giorno cominciarono una pacifica convivenza, in nome dell’amicizia o forse di qualcosa di più.
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Ascolta la fiaba letta da Mariarosa Grieco.
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Vittoria Starace
Dottoressa in Filologia, letterature e storia dell’antichità.
Mariarosa Grieco
Speaker per passione