Può esistere una zebra arcobaleno? Nelle fiabe si 🙂
C’era una volta una zebra che aveva una grande passione: dipingere. Utilizzava la pittura per raffigurare gli elementi della natura, ma soprattutto per decorare il suo corpo.
Fin da piccola non aveva mai gradito il manto bianco e nero con cui era nata. Tuttavia il suo branco riteneva che fosse la zebra più bella di tutte
soprattutto per le strisce, simili nella forma a delle onde sinuose.
Lei però non la pensava allo stesso modo e, ogni volta che
osservava la sua immagine riflessa in uno specchio d’acqua, non si
piaceva affatto.
Perciò, anche se la pittura non le rimaneva addosso per lungo tempo, cercava di coprire le sue strisce con altre di tanti colori diversi, creando un arcobaleno. Aveva imparato a dipingere da suo padre, quando era piccola.
“Papà, papà, perché non mi insegni la tua magia?“, gli chiese un giorno, osservandolo mentre rappresentava un paesaggio che sembrava reale.
“Figliola, non sono un mago“, le rispose con un sorriso affettuoso.
“Se ti va ti insegnerò a dipingere, che è come fare una magia“. Così la piccola zebra imparò a disegnare angoli di paradiso, che avrebbe potuto conservare per sempre.
Con suo padre dipingeva sui tronchi degli alberi, sulle foglie, sulle rocce e sui sassi. Erano le talpe ad offrire loro scorte di pigmenti colorati, dorati, rossi o verde smeraldo, ricavati dai metalli più preziosi nascosti sotto terra.
Inoltre il polline dei fiori era utile per ottenere il giallo e i petali di rosa, strofinati contro una superficie ruvida, secernevano una polvere colorata. Per il blu, invece, le due zebre ricorrevano allo zaffiro.
Dipingevano per giornate intere, senza mai stancarsi, e in una di queste la piccola pittrice chiese: “Papà, posso provare a dipingere su di me? Non mi sono mai piaciute queste strisce bianche e nere. Se le cambiassi mi vorresti bene lo stesso? La mamma e il resto del branco sarebbero d’accordo?“.
“Frida, piccola mia, certo che ti vorrei bene. Di qualunque colore fossero le tue strisce, rimarresti sempre mia figlia. Per me sei bellissima così come sei, ma la cosa più importante è che tu piaccia a te stessa“, rispose il padre.
“E gli altri cosa penserebbero?“, chiese ancora intimorita. “Non devi preoccuparti se gli altri non saranno d’accordo con le tue scelte. Ricorda sempre di non permettere mai a nessuno di privarti della libertà di decidere come vuoi essere. Apparterrai al tuo branco con e senza le strisce bianche e nere“, le disse il padre provando a rassicurarla, “…il tuo corpo è un po’ come una tela da dipingere. Potrai sempre servirti dei colori per darti un aspetto
diverso ogni volta che lo vorrai“.
Frida ascoltò bene quelle parole, sentendosi capita e amata.
Successe purtroppo che suo padre morì a causa di una grave malattia e la piccola zebra decise fermamente che avrebbe sempre seguito i suoi insegnamenti. Non si sarebbe mai lasciata intimorire da come gli altri l’avrebbero giudicata.
Inoltre era sicura di poter contare sull’appoggio di chi le voleva bene. Tuttavia le cose non andarono come aveva immaginato.
Crescendo volle cambiare il proprio aspetto e dipinse sul suo manto un arcobaleno. “Guarda come si è conciata!“, sentiva gridare con tono di scherno da chi la vedeva passare.
Le strisce colorate, che tanto sarebbero piaciute a suo padre, divennero motivo di disprezzo persino da parte della sua famiglia e tutti gli altri la riempirono di insulti.
“Tu non sei degna della tua specie! Disprezzando il tuo manto, disprezzi anche noi!“, le dicevano.
Coloro che prima la elogiavano per la sua bellezza ora la emarginavano per la sua diversità.
Doveva rimanere lontana dal branco soprattutto nelle occasioni di festa, perché poteva destare scandalo e spaventare i più piccoli, dando un cattivo esempio.
Frida soffriva molto perché nemmeno coloro che le volevano bene la comprendevano. In fin dei conti era solo un po’ di colore e non capiva cosa stesse facendo di male. Invano provava a spiegare le sue ragioni.
Purtroppo tutti si rifiutavano di ascoltarla. Persino sua madre le diceva che, per il suo bene, avrebbe fatto meglio a togliersi quella pittura di dosso.
Allora la zebra, disperata, decise di chiedere aiuto allo Spirito del lago. Lui sí che conosceva le variopinte sfumature della bellezza.
Nelle sue acque si specchiavano tutte le creature del bosco per rivolgergli domande e conoscere sé stesse. Dopo aver gettato nel lago due rubini e uno smeraldo, Frida espresse allo Spirito il suo desiderio:
“Sacro Spirito del lago, vorrei tanto che tutti capissero che non c’è niente di male nel voler cambiare e che, al di là dello colore delle mie strisce, sono e sarò sempre una zebra!“.
Lo Spirito non tardò a risponderle:
“Non temere, presto coloro che ti disprezzano la penseranno come te“. Frida non riusciva a capire come questo sarebbe potuto essere possibile, ma decise di fidarsi di quelle parole. Così si addormentò nei pressi del lago e il giorno seguente fu svegliata da grida di spavento.
Alcune zebre erano intente a specchiarsi nell’acqua. Si lamentavano del loro aspetto orribile, che era molto diverso da quello che ricordavano.
Vedevano strisce di forme e colori diversi, zampe storte e orecchie giganti. Subito pensarono di essere vittime di un sortilegio, ma senza capirne il
motivo.
Frida si avvicinò alle zebre e notò con stupore che erano solo i loro riflessi a possedere quei difetti, mentre le disperate credevano di essere diventate brutte anche nella realtà.
Allora Frida si rese conto che ciò che aveva detto lo Spirito si stava avverando. Quelle zebre, ingannate dalla loro falsa bruttezza, cominciarono a desiderare di nasconderla in qualche modo e di tornare al loro precedente aspetto.
Col passare dei giorni, sempre più zebre furono tratte in inganno.
Il lago, infatti, era il loro unico specchio. Allora tutti si pentirono di come avevano trattato e si rivolsero a lei, scusandosi e chiedendole cosa potessero fare per sembrare più belle.
Frida non rivelò loro che si trattava di un’illusione e anzi, dopo averle
perdonate, volle che ancora per un po’ pensassero che fosse tutto reale.
Fu così che cominciò ad insegnare loro a dipingere e ad escogitare trucchetti, per coprire il più possibile i difetti che tanto le disgustavano.
Un giorno, quando l’incantesimo svanì e le zebre si specchiarono nel lago, capirono che in realtà la loro bruttezza era stata solo un inganno escogitato dallo Spirito per punirle del comportamento avuto nei confronti di Frida e per spingerle a riconciliarsi con lei.
Infatti compresero di non essere molto diverse da quella zebra arcobaleno, poiché anche loro avrebbero potuto desiderare un aspetto diverso per piacere a sé stesse, al di là del parere degli altri.
Fu così che Frida potè dedicarsi liberamente alla sua arte, grazie alla quale divenne la prima zebra truccatrice della storia.
Consiglio
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Ascolta la fiaba letta da Mariarosa Grieco.
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Vittoria Starace
Dottoressa in Filologia, letterature e storia dell’antichità.
Mariarosa Grieco
Speaker per passione