L’ultimo giovedì di gennaio, in Lombardia e soprattutto nelle località della provincia di Como, Monza e Varese, si celebra la leggenda della Giubiana, vengono accesi grandi falò sui quali vengono fatti bruciare fantocci di paglia, carta, legno e stracci.
Ogni anno associazioni, gruppi di volontari ma anche amministrazioni comunali, realizzano questi grandi manichini sempre differenti, per metterli poi al rogo secondo l’antichissimo rituale che prevede quasi sempre un processo, una condanna a morte e l’esecuzione mediante il fuoco purificatore.
Ad essere simbolicamente condannato è l’anno vecchio con tutto il suo carico di eventi nefasti, mentre attraverso la sua morte, si propizia la rinascita e si traggono buoni auspici per il futuro.
Sicuramente quest’anno sarebbe stato l’anno perfetto per bruciare tantissime Giubiane! Purtroppo però solo in alcuni paesi è stato proposto tramite collegamenti virtuali, questa sera!
Ogni comunità ha nei secoli fatto proprio questo rituale dando vita a storie e tradizioni diverse, che dopo vi racconteremo.
Secondo altre leggende si farebbe risalire il tutto ai riti celtici del I secolo d.C, quando fantocci di vimini intrecciati venivano dati alle fiamme dai sacerdoti druidi per propiziarsi il favore degli dei in battaglia o per ottenere benevoli influssi nelle stagioni della semina e dei raccolti.
Altri infine, attribuiscono gli attuali roghi a quelli dei sacerdoti cristiani che nel IV secolo d.C. bruciavano simbolicamente le divinità pagane.
La strega sconfitta
“C’era una volta un bosco molto fitto e buio, dove viveva in solitudine una vecchia strega. La donna aveva gambe davvero molto lunghe e magre, era sempre vestita con stracci e calze rosse e, con uno scialle sulle spalle ed unghie molto lunghe, girava per il bosco facendo spaventare tutti, soprattutto i bambini che, curiosi, tentavano di avvicinarsi per vederla da vicino!
L’ultimo giovedì del mese gennaio, durante uno dei giorni più freddi dell’anno, la Giubiana andava sempre nel bosco cercando un bambino da catturare per poi mangiarselo a cena la sera stessa.
Proprio a due passi dal bosco c’era una casetta, molto accogliente e calda, dove viveva una famiglia con mamma, papà e due bambini.
Come tutti, anche questi bambini erano molto curiosi e attirati dalla Giubiana, nonostante sapessero che era davvero pericolosa! La mamma decise così di escogitare una trappola per salvarli dalle grinfie della brutta strega cattiva!
Senza perdere tempo, accese il fuoco, preparò tutti gli ingredienti necessari e iniziò subito a cucinare in un grande pentolone, un buonissimo risotto giallo a cui aggiunse anche della salsiccia pensando “Se la strega ama la morbida carne dei bambini, magari apprezzerà anche quella di un porcellino e risparmierà così i miei tesorini”.
Mise poi la pentola sulla finestra: il profumo delizioso attirò immediatamente l’attenzione della Giubiana che si precipitò a mangiare il risotto. Ingorda e affamata, si dimentico della caccia ai bambini e continuò a mangiarlo tutta la notte senza accorgersi che stava ormai albeggiando. Come ben sapete, le streghe non possono vivere alla luce del sole, così non appena un raggio di sole la illuminò, questa divampò in un grande rogo.
Mamma, papà e i due bambini furono davvero felici di non dover più temere nulla e da quel giorno, a fine gennaio, prepararono sempre un buonissimo risotto allo zafferano con la salsiccia accompagnato da un buon vino per festeggiare e ricordare per sempre l’idea furba che li aveva salvati tutti quanti.”
Costruiamo la nostra Giubiana
Occorrente
- Cartoncini chiari (di riciclo vanno benissimo)
- Pastelli, pennarelli (tecnica a scelta)
- Scatolina delle sorprese degli ovetti di cioccolata
- Mezza manciata di riso (o semi, legumi ecc…)
- Uno stecchino da spiedino o un rametto
- Carta velina o carta crespa rossa, arancione, gialla (o anche carta normale bianca che colorerete)
- Nastrino rosso
- Colla vinilica e scotch
Procedimento
- Prendiamo la scatolina e facciamo un piccolo foro ad una estremità;
- Riempiamola per metà con il riso;
- Tagliamo a pezzi la carta rossa, arancione, gialla;
- Fissiamo tre pezzetti di nastro rosso alla nostra scatolina, con dello scotch;
- Ricopriamo la nostra scatolina con i pezzi di carta colorati e colla vinilica, anche in più strati, creando così l’effetto delle fiamme;
- Infiliamo nel foro il nostro stecchino o bastoncino! Ecco pronto il nostro falò sonoro!
- Sul cartoncino disegniamo e coloriamo la Giubiana come più ci piace.
- Tagliamo poi tutto il profilo per creare una marionetta.
- Attacchiamo anche un pezzettino di cartoncino avanzato sul retro per creare una cintura dove infilare la mano per utilizzare la Giubiana come marionetta.
Ora possiamo giocare, raccontando la storia, preparando anche altri personaggi a piacere, inventando canti e balli a ritmo “del falò”.
Non può mancare il risotto giallo con la luganega questa sera!

Ecco altre due leggende sulla Giubiana
La bella castellana
“C’era una volta Canturium, una ricca città medioevale che sorgeva in una posizione strategica per l’epoca: si trovava infatti esattamente a metà strada tra la grande Milano e la piccola città lacustre di Como. Un’ottima posizione per commerciare, ma in tempi di guerra la cittadella brianzola era letteralmente tra l’incudine e il martello.
La storia racconta che la notte di un giovedì di gennaio di settecento anni fa, vicino al lago di Como, bussò alle porte della città di Cantù una fanciulla dall’aspetto celestiale che chiedeva asilo.
Padre Lorenzo, scambiando la giovane ragazza con la Madonna, aprì inconsciamente la porta della città, per darle subito ospitalità.
Ma la giovane dal bellissimo aspetto in realtà non era affatto buona e gentile: il frate rimase esterrefatto dai suoi occhi e mentre la giovane lo ipnotizzò fissandolo nelle pupille, gli ordinò “Dammi le chiavi della città”.
Conquistate le chiavi, aprì subito i pesanti battenti della porta ai comaschi che si insediarono immobilizzando le guardie nelle varie torri.
Dopo varie battaglie, i milanesi riuscirono però a vincere la guerra e quando liberarono la città, la traditrice fece una fine orribile: con processo immediato, fu condannata al rogo e, ogni anno, la terribile sentenza viene rinnovata.
Ancora oggi infatti la città di Cantù rivive questo grande evento: dopo la lettura della condanna, davanti al boia, agli armigeri ed alla grande folla, in ricordo dell’antico tradimento, il manichino viene dato alle fiamme: si crede che, se brucerà velocemente e completamente, sarà una buona annata per il raccolto. “
La Giubiana e il Gianè
“Narra una vecchia leggenda brianzola, che si perde nella notte dei tempi, che verso la fine del mese di Gennaio e più precisamente l’ultimo giovedì, una vecchia signora caduta in disgrazia, accompagnata dal suo fedele compagno Giané, girasse di notte nei cortili e nelle vecchie cascine alla ricerca di cibo poiché le dispense della sua casa erano ormai vuote.
Per non mostrare la grande povertà che si riscontrava anche sui loro abiti e per non creare disagio agli umili contadini, giravano silenziosi, quasi con religioso rispetto, avvolti dal freddo e dalla nebbia che li abbracciava con tenerezza, con il suo manto leggero ed impalpabile.
I contadini fingevano di non vederli, però mettevano sulla finestra delle loro case un piatto con un poco di risotto affinché anche questi due poveretti potessero godere di quanto la loro modesta tavola offriva, in attesa che la buona stagione portasse buone cose per tutti.
Passati i due ospiti a ritirare il cibo, i contadini uscivano nel cortile e bruciavano alcune stoppie quasi a simboleggiare la volontà e il desiderio di cancellare con il fuoco questa immagine di povertà e di tristezza e affinché la cenere rimasta da questo piccolo falò potesse servire da concime per i loro campi per un miglior raccolto.
La Giubiana e’l Gianè
van in lecc cun frecc i pè,
quand el suna mezanot
hien su a mangia ul risot.
La Giubiana la va a spass,
tuta bruta cui margasc*
Tuta la gent la ga va a drè
chi pica i padei chi pica i pè.
E quand la riva in piaza gronda
tut ga fan festa grande.
E per finila in alegria
briisan lè e la stregoneria.
La Giubiana e’l Gianè
vanno a letto con i piedi freddi
quando suona mezzanotte
si alzano a mangiare il risotto
La Giubiana la va in giro
tutta brutta con i margasc*
tutta la gente le va a dietro
chi picchia le padelle chi picchia i piedi
e quando arriva in piazza grande
tutti gli fanno festa grande.
E per finirla in allegria
bruciano lei e la stregoneria.
* fusto del granoturco secco
Sia bella sia brutta, la Giubiana è diventata un’occasione per incontrarsi davanti ad un falò con balli e canti, fare festa gustando un buon risotto con luganega, bevendo un bicchiere di vin brulé e assistendo ai fuochi d’artificio in compagnia, nella speranza che il nuovo anno porti giorni belli per tutti.
Non potendo partecipare a degli eventi dal vivo… abbiamo pensato di rivivere la tradizione a casa nostra! Costruiamo insieme la nostra Giubiana e festeggiamo con mamma e papà!
Tommaso Spelta e Cristina Cappellini
Insegnante di inglese e architetto