Professione Coccodrillo è un libro che parla a tutti noi. Parla di quello che dobbiamo rappresentare ogni giorno nel nostro lavoro, del ruolo che ci ha attribuito la società in cui viviamo, ma che in realtà non ci rappresenta completamente.
Il protagonista, un coccodrillo, è una “persona” come tutte le altre, la sua giornata è abbastanza comune. Si sveglia, esce di casa, guarda le vetrine, litiga con un’automobilista che passa su una pozzanghera schizzandolo tutto, va in una metropolitana affollata, compra dei fiori e li regala ad una ragazza prima di andare a lavoro.
Insomma, una giornata come le altre, almeno per la prima parte della giornata, poi coccodrillo entra in uno zoo. Li ho pensato che allora fosse una storia di protesta contro la reclusione di animali negli zoo. Un coccodrillo umanizzato che va allo zoo, deve per forza portare con se una storia di libertà.
Invece no. È bastato passare alla tavola successiva per vedere il coccodrillo entrare in uno spogliatoio, per arrivare in un’area con piscina. Allora ho pensato fosse una spa e come tutti gli uomini, dopo una giornata così impegnativa, voleva solo rilassarsi.
Invece no. È bastato andare alla tavola successiva… Ovviamente non vi dico come va a finire, per scoprirlo dovete comprare il libro. Vi dico solo che Professione coccodrillo è entrato anche nella terzina finalista del Premio Andersen 2018, sezione Miglior libro senza parole, ha ricevuto premi internazionali ed è stato pubblicato in diverse lingue. La casa editrice è Topipittori, la stessa che ha curato I cinque malfatti.
Vi consiglio di acquistarlo, non solo perché Professione Coccodrillo è un libro che parla a tutti noi, ma perché trovo sempre molto stimolante per i bambini poter guardare delle immagini e poter immaginare da soli i dialoghi o cosa accadrà nella scena successiva.
