“La musica è la lingua dello spirito.
La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta
e l’anima di colui che ascolta.”
Da questa frase di Khalil Gibran, che lega musica, canto, voce e anima in un tutt’uno, potremmo desumere un concetto fondamentale: il canto e la voce sono rispettivamente uno strumento musicale per i bambini e, sono utilizzati per comunicare, esprimere, interpretare, trasmettere emozioni.
Ed ecco perché, proprio oggi, nella Giornata Mondiale della Voce, siamo qui a parlarvi di questo meraviglioso strumento musicale.
Il canto e la voce: mezzo e strumento della musica
Il canto è la forma più antica di espressione dell’uomo, nata probabilmente dall’imitazione del “canto della natura”, costituito da diversi suoni, come il cinguettio degli uccelli, il fruscio del vento tra le foglie degli alberi, il gorgoglìo dell’acqua tra i sassi dei ruscelli, che oggi non siamo più in grado di percepire ed ascoltare. Il canto appartiene a ciascun essere umano fin da quando si è bambini; infatti, i neonati iniziano a sperimentare questa forma musicale già dalle prime lallazioni canore, che solo più tardi si trasformeranno in vere e proprie parole. Inoltre, come si è visto, la musica è il linguaggio delle emozioni e il canto lo è, sotto alcuni punti di vista, ancora di più.
La voce, invece, è lo strumento musicale del canto, lo strumento più unico, individuale, particolare e coinvolgente che esista. È la modalità espressiva per eccellenza ed è, insieme al corpo, uno dei primi strumenti musicali che il bambino sperimenta istintivamente a partire dalle prime lallazioni canore fino ad arrivare alle produzioni vocali parlate e cantate con lo scopo di mettersi in contatto con il mondo esterno e comunicare.
L’evoluzione della vocalità infantile
I primi comportamenti vocali infantili, ossia le prime manifestazioni “cantate” dei bambini, compaiono verso i 6/7 mesi con il musical babbling o “lallazioni musicali” che possono essere assimilate al canto. I comportamenti vocali infantili sono classificabili in due categorie: i comportamenti vocali spontanei e quelli su richiesta.
COMPORTAMENTI VOCALI SPONTANEI:
• Le emissioni vocali, ossia i suoni che accompagnano i giochi, come ad esempio i versi degli animali e il rumore dell’automobile. Le emissioni vocali non hanno una funzione verbale ma ludico-espressiva.
• Il linguaggio intonato, che comprende le formule canzonatorie come “io posso giocare e tu no-o!” basate sul modello ritmico-medolico di canti-gioco tradizionali, ad esempio giro-girotondo. Queste espressioni hanno carattere cantilenato e hanno la funzione di sottolineare il contenuto di ciò che viene detto.
• Il canto-monologo, ossia il canto che il bambino fa tra sé e sé utilizzando frammenti di canti già appresi o inventandone completamente di nuovi. Questo tipo di comportamento vocale è attuato dal bambino senza intenzione comunicative, in quanto ha una funzione espressiva, di sfogo e di accompagnamento alle proprie azioni.
COMPORTAMENTI VOCALI SU RICHIESTA:
• Canto originale, ossia un canto di cui il bambino inventa melodia, ritmo e testo. Solitamente si tratta di un canto narrativo e poiché il contenuto del testo è correlato alla forma musicale, questo tipo di canto è stato assimilato al gioco simbolico.
• Canto imitativo, che comprende tutte le produzioni vocali vicine ai modelli che i bambini conoscono. Esse differiscono in base all’età; infatti, se i bambini più piccoli sono in grado di riprodurre accuratamente il testo e in parte il ritmo, grazie alla scansione sillabica e alle rime, i bambini più gradi riescono a riprodurre in modo più intonato le melodie, seppure non sanno ancora conservare l’esatta distanza intervallare. Questo tipo di canto è assimilato al gioco di regole, dove il piacere deriva dalla ripetizione di modelli già appresi dal contesto di crescita.
Nel corso dell’evoluzione dei loro comportamenti vocali, i bambini tendono ad abbandonare i comportamenti vocali spontanei in favore del canto imitativo, che diventa anche uno strumento di condivisione di esperienze e vissuti con le figure educative e i loro pari con cui si sono instaurate delle relazioni.
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Insegnare il canto nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria
In virtù del fatto che la musica e il canto condividono un immenso potere inclusivo, nonché la caratteristica di contribuire allo sviluppo globale del bambino, anche la pratica canora dovrebbe entrare a far parte, soprattutto nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, della categoria di strumenti didattici sempre disponibili per gli insegnanti.
Ma cosa insegnare di preciso ai bambini?
Sicuramente occorre insegnare una corretta tecnica vocale per evitare utilizzi scorretti dello strumento voce, e contemporaneamente, far sperimentare ai bambini le possibilità sonore della propria voce nonché il canto corale, uno spazio fondamentale in cui fare musica insieme, sviluppare il senso di appartenenza ad un gruppo conservando la propria identità, condividendo la propria musica con quella degli altri compagni, conoscendo e mostrando la propria emotività, sentendosi liberi di mettere in gioco la propria creatività.
La respirazione
La respirazione è un elemento fondamentale del canto e, pertanto, risulta essere importantissimo cominciare a educare la voce guidando i bambini a prendere consapevolezza del proprio respiro che è alla base di ogni attività corporea ed emotiva. Lo scopo ultimo dell’insegnante deve essere quello di accompagnare i bambini verso una respirazione spontanea, rilassata e naturale. Un buon esercizio per far prendere consapevolezza ai bambini della respirazione è quello di chiedere loro di appoggiare una mano sul ventre durante l’atto respiratorio ed immaginare di essere un palloncino che si gonfia e si sgonfia. È importante far percepire ai bambini, attraverso giochi e attività, le infinite possibilità che il nostro corpo ha di attuare la respirazione, ad esempio, il respiro corto e affannoso, il respiro bloccato, il respiro quieto, e consentire loro di associare tali sfumature e modalità ad eventi personali ed emozioni. È fondamentale che la respirazione sia effettuata nel modo più naturale possibile, evitando di alzare le spalle e di inspirare l’aria dalla bocca con lo scopo di controllare maggiormente la quantità d’aria utilizzata. Altrettanto importante risulta essere l’emissione vocale, che inizia nel momento dell’espirazione e che dovrebbe essere libera da tensioni con lo scopo di produrre suoni equilibrati e non urlati attraverso il corretto dosaggio dell’aria83 Un’attività che si può proporre ai bambini è quella di cantare una canzone sperimentando tutte le possibili dinamiche eseguibili con la voce, dal pianissimo al fortissimo. Un’idea originale potrebbe essere quella di mostrare loro delle illustrazioni che presentano il funzionamento delle corde vocali per spiegare loro cosa avviene durante la produzione del suono.
La melodia e l’intonazione
La melodia è il primo aspetto che il bambino percepisce della musica che ascolta, in seguito apprende il ritmo e per ultimo il testo. Tuttavia, un quadro tonale stabile emerge solamente verso i 6 anni. L’intonazione, ossia la riproduzione esatta degli intervalli musicali, diventa sempre più accurata con la crescita, se supportata da stimoli musicali adeguati. Essa è riprodotta relativamente tardi dai bambini, sia per la loro fisiologia vocale che deve maturare, sia per i tempi in cui si forma a livello cognitivo la categoria di altezza, che riflette il loro stile percettivo globale. È fondamentale, allora, scegliere delle canzoni che siano adeguate, che si strutturino su un registro centrale che non richieda sforzi vocali ai bambini. I canti tradizionali provenienti dal repertorio italiano o mondiale sono un’ottima scelta perché rispettano tutti questi criteri e hanno delle strutture musicali semplici e ripetitive.
Il ritmo
Il bambino viene a contatto con questo aspetto della musica già in ambiente prenatale, attraverso l’ascolto del battito cardiaco della madre. Con la crescita, egli inizia a sperimentare il corpo e la voce e, di conseguenza, ne sperimenta anche le possibilità ritmiche. Il bambino è in grado di organizzare i suoni in moduli ritmici già a 2 mesi, mentre a 7 riesce a rilevare cambiamenti nella struttura ritmica. A 3 anni i bambini sono in grado di ripetere ritmicamente le parole scandite dall’adulto, aiutandosi con la scansione in sillabe, a 4 anni riescono a riconoscere abbastanza bene due sequenze ritmiche e a 5 anni e mezzo migliorano notevolmente nella totalità delle abilità che fanno riferimento alla capacità ritmica. Il ritmo può essere sviluppato attraverso diverse attività, tra cui un posto privilegiato va sicuramente riservato alla pratica della body percussion, in quanto unisce corpo, voce e ritmo in un tutt’uno. Essa è definita come “l’arte di produrre suoni con il corpo” e viene molto utilizzata nella didattica con i bambini, in quanto sviluppa la coordinazione, la lateralità, l’esecuzione ritmica e stimola la capacità attentiva, di concentrazione e la creatività, utili allo sviluppo globale dell’individuo.
L’ascolto
Il processo di apprendimento dei bambini è basato innanzitutto sull’ascolto. Inoltre, il canto, per essere insegnato, deve essere ascoltato dall’allievo che solo così potrà apprendere le caratteristiche principali di una tecnica vocale corretta. Pertanto, educare l’orecchio all’ascolto è un obiettivo fondamentale così come nell’educazione musicale, anche nello studio del canto. Bisognerebbe introdurre l’ascolto della musica stimolando la curiosità dei bambini nei confronti di essa, nelle sue diverse forme e modalità di esecuzione. Educare all’ascolto significa anche educare all’attenzione e alla concentrazione, capacità indispensabili per fare musica, ma anche per tutti gli altri apprendimenti. Poiché ascoltare richiede al bambino di mettere in pratica diverse abilità, quali l’intenzionalità e quindi l’ascolto attivo, la capacità di focalizzare e mantenere l’attenzione sullo stimolo e un’altissima motivazione, le proposte didattiche devono essere sempre basate sul gioco, la danza, il disegno o su giochi linguistici.
Ivana Capone
Musicista e maestra di musica